QUALI SONO LE CARTE DA GIOCO PIU’ UTILIZZATE NELLE MARCHE?

QUALI SONO LE CARTE DA GIOCO PIU’ UTILIZZATE NELLE MARCHE?

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Chi non si è mai divertito con una partita a carte organizzata magari in quattro e quattr’otto sotto all’ombrellone? Le carte da gioco sono da sempre un passatempo rapido e consigliato per le persone di tutte le età, dai più piccoli agli anziani, che a volte si ritrovano a giocare e conviviare tra i tavolini dei bar. Ancora oggi, nonostante il casinò live e digitale esista da anni, si tengono tornei amatoriali nei locali o nelle piazze, che rappresentano la vera sublimazione della passione italiana per giochi come il Burraco, per esempio. Insomma, per lo Stivale le carte rappresentano sia intrattenimento sia tradizione. Ad esse è legata una parte non indifferente del folklore del nostro Paese: tra le varie regioni, infatti, hanno preso vita nel tempo svariati mazzi caratteristici, che si differenziano notevolmente dai soliti mazzi francesi.

Non tutti amano giocare con cuori, picche e quadri. Con molta probabilità, tra tutti i mazzi di carte italiane il più famoso è quello napoletano, ma anche in altre zone si sono diffuse negli anni tanti tipi di carte, come quelle bresciane o siciliane. Non tutte le regioni del Belpaese, comunque, si ritrovano con un mazzo di carte italiane personale: un esempio lampante viene individuato nel caso delle Marche, dove si utilizzano perlopiù i mazzi piacentini, tipici dell’Emilia-Romagna. Sulla falsariga di altri mazzi regionali, sono di derivazione spagnola e contano 40 carte. Le figure sono a 2 teste e presentano una divisione orizzontale, anche se un tempo erano intere come nelle carte napoletane. A contraddistinguerle ulteriormente è una bordatura interna, che si trova anche nelle carte numeriche.

Si narra che le carte piacentine siano state importate durante l’occupazione francese. Nel tempo libero i soldati transalpini erano soliti divertirsi con le carte spagnole, un particolare che inficiò la creazione delle carte di Piacenza, realizzate nel periodo in cui i territori dello Stato Pontificio erano confinanti con i ducati emiliani. Ad occuparsi dei disegni fu l’artista Phelippe Ayet. Il primo esemplare di carte piacentine fu rinvenuto nel 1575 a Madrid.

Non sono pochi i dettagli curiosi e peculiari: in primis nell’asso di denari, dove l’aquila coronata possiede un bollo d’imposta, mentre nel 5 di spade è possibile apprezzare il motivo vegetale tipico di altri mazzi regionali e nel 4 di denari lo stemma della città di Piacenza. In alcuni esemplari dei mazzi è possibile trovare inoltre l’immagine di un fanciullo che sorregge le mazze del 4 di bastoni, con i gambi talvolta rivolti verso il basso e talvolta verso il centro. Per il resto, numerose sono le impostazioni comuni anche ad altre carte.

Diversi sono stati gli stili grafici che hanno toccato le carte piacentine sin dalla loro nascita. A collaborare nel tempo sono stati infatti i vari Ferdinando Gumppemberg e Lattanzio Lamperti. Tra gli stampatori si ricordano, oltre allo stesso Gumppemberg, anche Armanino, Masenghini, Regnini e Vindobona. Le carte piacentine attuali misurano 50 millimetri in larghezza e 94 millimetri in altezza. Difficilmente un giorno vedremo circolare nelle Marche un mazzo originale e ancora più caratteristico, ciononostante la tradizione delle carte continua ad essere forte e sentita anche ad Ancona e dintorni.